Gli articoli letti su alcuni giornali della stampa locale, in questi primi giorni di governo della città da parte del centro destra ci raccontano che in fondo, al di là di come si percepiscono le notizie, si denota che la tragedia della manipolazione è all’ordine del giorno un po’ dappertutto.
Quindi cosa accade?
Che da un lato abbiamo giornalisti e radazioni vicine alle correnti dell'attuale governo gioiese, dall'altra abbiamo il giornalismo che non racconta più ma smercia puri artefatti (dove talvolta l’arte lascia un po’ a desiderare…).
Tutto questo ci fa capire miei cari cittadini che, la comunicazione e la poltica vivono in simbiosi di interessi, che la political communication continua a rimanere oscura, che racconta solo mezze verità che sono anche mezze bugie, la stessa legittimità di un sistema democratico fondato sul presupposto che di fronte al potere segga, in veste di giudice di ultima istanza, un’opinione pubblica popolata di cittadini informati, che dispongono di una non informazione perché esiste un mondo dei media poco professionale e per nulla trasparente in grado di offrire una disinformazione sempre pronta a seconda del partito politico che la gestisce.
Ma la teoria della “buona democrazia”, parla un linguaggio diverso: si tratta, allora, di comprendere quali siano realisticamente i confini valicati, in una situazione in cui ad un cattivo giornalismo corrisponde una pessima politica, e viceversa.
Quindi occorre scindere politica e giornalismo politico, perchè troppe e troppo complesse sono le zone di contatto, le passioni personali, le reti di interessi, la stessa consanguineità tra giornalisti e politici. L’elenco delle accuse che rivolgo ad alcuni giornalisti, alle loro tecniche di copertura degli avvenimenti è lunghissimo: spettacolarizzazione, banalizzazione, personalizzazione eccessiva, riduzione della complessità delle problematiche, con dichiarazioni veloci e frammentarie, collateralismo politico, scarso senso civico, e investe tutti i livelli della professione, dalle convinzioni morali del reporter ai metodi di organizzazione delle redazioni, dalla logica dei mezzi all’oscurità del fine.
Ma credo sia arrivato il momento di dire basta a questo modo di fare informazione da entrambi gli schieramenti, perchè, anche se può sembrare strano, fuori dalle redazioni , fuori dalle sedi politiche, esistono cittadini alla disperata caccia di buona informazione. Un tempo la chiamavano opinione pubblica.
3 commenti:
I buoni propositi x una informazione sana e non asservita alla politica, purtroppo si scontra con chi di questo uso ne ha fatto la sua fortuna e ne è maestro, appartiene alla parte politica a lei vicina.
E vogliamo parlare di spettacolarizzazione, banalizzazione, personalizzazione eccessiva?
Almeno in questo campo, da cattivi maestri non potrebbero uscire che allievi cattivi.
E' d'accordo spero.
Mi spiace deluderla ma non convengo nel modo più assoluto con Lei.
La sua esternazione non so e ne mi interessa a chi sia riferita.
Per postare tale commento suppongo Lei sia una vittima del mio articolo.
Mi spiace deluderla ma non sono in alcun modo concorde con Lei.
VINCENZO LAMANNA.
Il mio commento era riferito a livello nazionale, quindi tragga lei le conseguenze a chi mi riferivo. Non sono quindi vittima del suo articolo, faccio parte di quella opinione pubblica che purtroppo suo malgrado, è costretta ad "ascoltare" solo mezze verità che sono anche mezze bugie, ma molte volte ritengo siano tutte bugie.
La manipolazione più recente è quella sul provvedimento sulla sicurezza, dove si lascia passare dall'informazione un provvedimento x tutti, ma che non lo è.
Ora ha inteso chi è il maestro di tutto ciò?
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