
Io non al referendum non vado a votare e vi spiego di seguito con chiarezza il perché:
• Per i due referendum che riguardano la futura gestione dell’acqua bisogna chiarire che la legge italiana dice che sia l’acqua sia le strutture per il servizio idrico, come i depuratori, sono e restano di proprietà pubblica. Per cui non è corretto, quando si parla di questo quesito referendario, parlare di “privatizzazione dell’acqua”. Quello su cui si discute è se consentire l’ingresso di soggetti privati nella gestione di queste strutture. Ovviamente questo ingresso di privati deve essere soggetto alla vincita di un confronto competitivo, una gara in definitiva. La norma del decreto Ronchi, che è l’oggetto del primo quesito referendario sull’acqua, è esattamente quella che introduce l’obbligo di gara. Se si abroga questa norma i sindaci potranno decidere liberamente se affidare il servizio attraverso una gara, quindi al privato migliore, oppure affidarlo direttamente a una realtà che non necessariamente è più efficiente delle alternative e che comunque non ha dovuto dimostrare di essere più brava.
• Per il Referendum sul Nucleare, il NO è d’obbligo semplicemente perché il decreto Omnibus ha già abrogato le norme che prevedevano la localizzazione e la costruzione di centrali nucleari. La Corte di Cassazione prima e la Corte Costituzionale poi hanno ritenuto legittimo la riformulazione del referendum a seguito dell’abrogazione delle vecchie norme, ma è chiaro che si tratta di una forzatura costituzionale: hanno trasformato di fatto un referendum abrogativo in un referendum surrettiziamente consultivo, non ammesso né previsto dalla nostra Carta. Il nuovo quesito referendario di fatto non abroga le norme che prevedono la costruzione di centrali atomiche o lo sfruttamento dell’energia atomica, perché sono già state cancellate, ma va a colpire il diritto/dovere del Governo italiano (di qualunque colore esso sia) di prevedere un piano energetico nazionale per diversificare le fonti energetiche, con grave danno alla collettività, e grave pregiudizio per l’autonomia energetica del nostro paese, già fortemente piegata dallo scellerato referendum anti-nucleare degli anni ’80.
• Per il Referendum sul Legittimo Impedimento il NO a questo referendum è un no a favore dell’equilibrio fra i poteri dello Stato. Oggi abbiamo un potere giudiziario che non ha limiti né confini. Un potere capace di condizionare gli equilibri politici di un paese con un semplice avviso di garanzia non è un potere che garantisce la vita democratica, ma è un potere capace di alterarla e piegarla a seconda delle diverse esigenze politiche. Il legittimo impedimento per i membri del governo non è una legge ad personam, ma è una risposta a questo strapotere, limitata e oggettivamente insufficiente, ma pur sempre una risposta a garanzia delle scelte elettorali del cittadino. Peraltro la legge scadrà a settembre poiché l’art. 2, comma 1, prevede appunto che la durata massima della legge è 18 mesi. Che senso ha oggi votare SI per abrogare una legge che fra un paio di mesi non avrà più efficacia?
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